martedì 13 dicembre 2016

Da qui


Dai balconi di questa casa
che mi mostrano panorami
nuovi e diversi
da quelli che il ricordo
ha stampato nella memoria
da questi orizzonti
che disegnano montagne
alte a toccare il cielo
la nostalgia come febbre non curata
mi ritorna alle tue valli profonde
che si perdono lontano.

In fondo
nel mezzo del ferro di cavallo
che disegnano i monti
ci si aspetta di trovare il mare
che non c'è.

La nostalgia mi ritorna
al dirupo La Guardia
e al monta Sant'Anna
allegoria di monte
ed ai campi tinti di giallo
più oscuro meno oscuro
secondo le stagioni.

Da qui
da cui lo sguardo volgo
a cercare confini a questo mare
che molle adagia onde su onde
sulla spiaggia deserta nelle sere d'estate
ma che nasconde profondità di baratro
il ricordo mi prende.

Rivedo le tue case bianche
dai tetti bassi che filtrano la luce
come la lampada accanto ai lettini
accesa la notte per fugare
la paura delle tenebri ai bambini
ed un nodo mi prende alla gola.

Da qui
ove la vita mi ha condotto
intento com'ero ad inseguire sogni
di te mi ricordo e degli affetti che custodivi
dei sogni e delle speranze che ricucivo
come un vecchio mantello
vecchio e stinto nei colori e liso
ma che cedeva da tutte le parti.



Da " All'alba tra i fiori di papavero" di calogero restivo
Edizioni Akkuaria Catania






sabato 10 dicembre 2016

domenica 27 novembre 2016

mercoledì 16 novembre 2016

L'erba maligna

Arrivano
a cavallo di invisibili onde
da terre lontane
canti di interessate sirene
con promesse di paradisi
non ancora inventati.

Sordo a lusinghe il contadino 
s'avvia verso i campi
ove l'erba maligna
complici le ultime piogge
cresce ed insidia la vigna
l'ascolto di canti è rimandato
a tramonti di cielo stellato
nella calma di fine raccolto,


Da "L'erba maligna" di calogero restivo
Edizioni Lampi di Stampa Segrate Milano

venerdì 11 novembre 2016

Il mare per noi


Il mare per noi
che vivevamo in case di gesso
che si appoggiavano le une alle altre
come vecchi ubriachi per non cadere
erano i fianchi dei monti
che si tingevano di verde
nei mesi di aprile e maggio.

Prima e dopo il giallo assillante
di sabbia di deserto e delle stoppie riarse.

Per noi che vivevamo chiusi
come in una riserva
dai monti che circondavano il paese
il mare era il racconto che si scopriva
quando si incominciava a sillabare
nei vecchi libri di lettura.

Non era facile capire quanto era grande
e quanta acqua conteneva
cento mille volte la vasca della Fontana
da cui si attingeva acqua
e torcicollo le donne
che altere e quasi regali
le brocche le portavano sulla testa
difesa solo da una "spera"
di vecchio scampolo di stoffa.

Attaccati alle gonne
occhi affamati e nasi gocciolanti.

Poi arrivavano i poveri
che si dicevano diventati ricchi
all'altro capo del mondo
che raccontavano
che l'America era così lontana
che occorreva navigare trenta giorni
circondati sempre
da acque torbide smosse dai venti
con onde alte come palazzi
che in quel paese li facevano alti
fino a "grattare" il cielo.

Noi bambini ascoltavamo
a bocca aperta
come quando attorno al braciere
i vecchi
ci raccontavano le storie di Orlando
eroe innamorato della bella Angelica
che si fece scoppiare il fegato
a soffiare inutilmente nel corno
per cercare l'aiuto che non venne
senza capire ma rapiti

dal suono-nenia delle parole
che conciliavano il sonno.


Da "L'erba maligna" di calogero restivo
Lampi di Stampa editore Vignate Milano





martedì 8 novembre 2016

ORA ZERO



La vita è la lunga agonia
di chi nascendo
a se trae la morte.



Da " Passi di memoria " di Vito Volpe
 A§B Editrice

lunedì 31 ottobre 2016

Non sono poeta

Non sono un poeta
solo un piccolo artigiano
che non sa ancora
dove comincia
e dove finisce il verso.

Scrivo parole come risalgono
dal serbatoio della memoria
senza belletti e senza fronzoli.

Lavoro di notte
al lume di candela
come l'intarsiatore o il maniscalco
perchè durante il giorno
la vita urge con i suoi ritmi
e non concede soste.

Aspetto la notte anche se piove
anche se fuori urla il vento
e scalpita contro le imposte serrate
per tracciare sulla carta
i segni-parole-pensieri-sogni
e scrivere di speranze
che le stagioni non hanno maturato
e che forse mai matureranno.

Sono un animale notturno
come il gufo come la civetta.

Le albe sono un assillo
mi spingono a correre
quando vorrei stendermi
di fronte al cielo tiepido di luna
e contare le stelle
e alla fine della conta
ricominciare come per le pecore
che saltano lo steccato ad una ad una
nelle notti insonni di afa sudata.

Non sono un viaggiatore solitario
che va per il mondo in cerca di passato
per comprendere e  se possibile
prevedere il futuro.

Non mi piacciono le passeggiate solitarie
per impervi viottoli di campagna
senza destinazioni certe.

Le mie radici affondano
nell'assolata campagna isolana
la mia carne è un impasto
di polvere e sudore
nelle mie vene scorre
un sentore di vento di deserto
di odore di terra riarsa
dopo la pioggia e di frumento.

Attendo la fine del temporale
quando il vento urla
contro le imposte serrate
come se assistessi ad uno spettacolo
che non mi tocca
per continuare poi
la ricerca di parole
che dicano il vulcano di immagini
che dentro di me urgono.

Sono un piccolo artigiano
che in fondo al vicolo
nella casa dalle imposte socchiuse
tinte con vernice grigia
che si confondono con la notte
scrive i suoi versi
per scacciare la paura dei domani
con le parole e non come il vecchio
malamente arricchito
che chiuso nell'abito della domenica
lucido di fine seta sotto il sole
con passo leggero e  sciolto
volteggiando il suo bastone
dalla punta ferrata
disegna cerchi invisibili nell'aria
si avvia verso il sagrato della chiesa
ove l'aspetta la curiosità della gente
in mormorio d'invidia
come se la morte a lui non toccasse.

Sono il maniscalco che nella notte
illuminata dal fuoco che arde nella forgia
s'industria sull'incudine
a fa diventare oggetto di uso comune
un pezzo di ferro informe
abbandonato in fondo alla bottega
per lunghi giorni d'indecisione.

Non sono un poeta
non c'è folla che preme
per ascoltare i miei oracoli
nè discepoli a cui passare conoscenze
da tramandare alle genti future.

Sono solo un piccolo artigiano
che inventa il presente
spera in un futuro migliore
e in un esaminatore finale
non giusto ma clemente.



Da " Oltre l'orizzonte" di calogero restivo
Edizioni PIM Biblioteca Universale Bucharest






domenica 30 ottobre 2016

Come un ladro

Al buio nella notte
come un ladro
ed i ritratti della memoria
appesi agli angoli delle strade.

Via Crucis senza cadute
e senza sangue
pezzi di vita vissuti
qui le corse
ed il salto oltre lo steccato
qui il salta-cavallo
qui i primi amori
qui la fine di una amicizia antica.

O era amore?

Al buio della notte
con i ritratti come pietruzze
su cammini impervi
ad indicare la via del ritorno.

Mi sembra di vederli
parlare fra di loro
non credono ai ritorni
ma illudono d'attese.


                                               Como un ladròn
A oscuras, de noche
como un ladròn
otra vez los ritratos de memoria
colgados en las equinas de la calle.

El camino de la Cruz, sin caidas
y sin sangre
pedazos de vida vividos
aquì la carreras
y el saltopor encima de la cerca
aquì el juego de cartas
aqu' lo primeros amores
aquì el final
deuna viej amistad.

O habrà sido amor?

En la oscuridad de la noche
con retratos come piedritas
com caminos impracticables
para mostrarel camino de regreso.

Me parece estarlos viendo
hablando entre sì
ellos no creen en los regresos
pero se alimentan de esperas.


Da " Oltre l'orizzonte" (Màs alla del horizonte) di calogero restivo
Biblioteca Universalis Bucharest

Traduzione da italiano in spgnolo è a cura di Diana Dragomirescu.



venerdì 28 ottobre 2016

TRECENTSESSANTACINQE

SAI,
VOLANO ANCORA FALCHI
SULLA MIA TERRA.
E SONO ESSERI REGALI
MAGICI, AMMALIATORI.
CONOSCI DISTESE IMMENSE DI ALBERI?
UN CIELO ALTO SENZA LIMITI?
LUNE D'AVORIO TRA GLI ULIVI ED IL VENTO?
vENGO IO DA UN LUOGO ARCANO
DOVE I RE SI MESCONO AI BRIGANTI,
OVE LA PASSIONE E' DENSA
COME IL VINO RUBINO.
VENGO DALLA MISERIA PIU' OPULENTA CHE ESISTA,
OVE LA MORTE NON CHIEDE OBOLI
OVE  DIO HA MANDATO SOLO I SUOI SERVI.
HO ORIGINI D'ORO E COLTELLI E CROCI.
QUI RACCONTANO ANCORA
DI CONTADINE COME PRINCIPESSE
SECOLI DI DONNE
DA BRUNI CAPELLI
E SCHIENE BIANCHE CURVE
ALTERE DI BELLEZZA ALTRA.
OCCHI COME EBANO
E ORO COME GRANO.
E CANTI COME VEGLIE A VENERE.


  Mara Sabia
Diario di un amore

archivio e pensamenti: GRAZIE AI FICHI!

archivio e pensamenti: GRAZIE AI FICHI!: Le 6572 ettare del territorio racalmutese si estendono, a detta degli storici, su una superficie “a forma di una grande foglia di f...

giovedì 27 ottobre 2016

" Da la carne e il sospiro" di A: Merini, 1997

"...incolori e indomiti, siamo soli
nel limbo del nostro piacere
perchè io e te
siamo pieni di amore carnale,
io e te."

giovedì 20 ottobre 2016

lunedì 17 ottobre 2016

AL PADRETERNO

In nostro mondo
finiva al Padreterno
oltre c'erano i monti
cerchio di cocuzzoli calvi
attorno a case fragili di gesso.

Rifacevamo il mondo
nei pomeriggi estivi
invasi di noia e di calura
con tessere
come fanno gli artisti del mosaico.

Dopo
nel lago di silenzio e solitudine
che chiamavamo paese
entrò la vita
con le sue albe tinte di nebbia
a disperdere speranze e illusioni
come fa il vento con le foglie morte
prima che si scateni la burrasca.



Poesia tratta "Dal mare che non c'è" di calogero restivo
AKKUARIA Edizione Catania

sabato 1 ottobre 2016

La piazzetta

Al posto di questa assenza di voci
con il "cannolo" della fontana
che mesce acqua con rumore di ruscello
c'era la piazzetta che aveva canti e suoni
nelle notti in cui avvampava la festa.

C'eravamo noi ragazzi
con la febbre di domani negli occhi
a divorare presenti
nel tentativo di barare
e rompere i ritmi del tempo.

C'erano luci e passi di donne
con sguardi di pudore
nei sorrisi appena accennati
e le voci dei giocatori di tressette
assieme al venditore di fichi d India
che le vendeva sbucciate poche lire.

Rifugio sicuro alla pioggia gli archi
finestre aperte su un mare che non c'era
quando con rombi profondi
e tremori da incubo i tuoni
annunciavano il temporale imminente
cancellati dal vento di novità.

Di fronte il vecchio fondaco
il tetto di canali di creta cotti al sole
rifugio a colombi e uccelli di passaggio
oltre a carretti e carrettieri
che nella notti contavano le stelle
prima di addormentarsi
oggi ha palazzi alti
che gareggiano con le nuvole
e guardano dall'alto in basso
i lampioni che stillano
luce indecisa nella via.


Da " Dal mare che non c'è" di calogero restivo
AKKUARIA Edizioni Catania








mercoledì 21 settembre 2016

REGALPETRA LIBERA ((( blog Racalmuto))): Chi siamo

REGALPETRA LIBERA ((( blog Racalmuto))): Chi siamo: Ciao Sergio, come nasce “Regalpetra Libera Racalmuto”? Il blog “Regalpetra Libera Racalmuto” nasce per dar voce principalmente ai citt...

domenica 18 settembre 2016

RECENSIONE
“Sotto il cielo di Cataripò” è il titolo di una raccolta di racconti del poeta siciliano Calogero Restivo, pubblicato nel febbraio 2016 dall’Associazione AKKUARIA Catania nella sezione “Europa la strada della scrittura” diretta da Vera Ambra. Il mondo dell’immaginario si arricchisce di un nuovo toponimo “Cataripò” che richiama altri come “Fontamara” di Ignazio Silone e “Roccacannuccia” più popolare, “Rio Bo” di Aldo Palazzeschi. 
Cataripò evoca e rinvia al mondo lontano dell’infanzia e dell’adolescenza gioiosa e ansiosa di futuro; d’altronde è in assonanza con Cicicocò. E’ un paese da nulla Cataripò, dove non succede mai nulla di straordinario che possa influenzare e cambiare il corso della storia deciso nelle metropoli. E’ comunque un paese dove accadono tanti fatti e fatterelli veri e immaginari che danno origine a storie e storielle di vita quotidiana intessute di follie, nevrosi, ansie , suspence, supposizioni e maldicenze. Cataripò è la mitizzazione e trasfigurazione di Racalmuto,il paese natale dell’autore, che nel corso del novecento dopo la chiusura delle zolfatare e delle miniere di sale è scivolata nel nulla dal punto di vista sociale economico demografico e culturale. 
Il dott. Lillo Taverna nella prefazione la definisce un paese di immobili collabenti. Seduti noi lettori in un cerchio magico in un luogo qualsiasi, il poeta narratore Restivo ci racconta le tante storie con la sua voce scritta fluente affabile venata di un filo di malinconia che scaturisce dalla riflessione sul senso della vita. Come un antico vate, ci conduce nel suo mondo primigenio con passo lento appoggiato al braccio di un ragazzo, e ci indica le colline e i monti disposti a ferro di cavallo intorno a Cataripò e ci parla dell’ansia spasmodica dei giovani di evadere oltre l’orizzonte e della rassegnazione dei vecchi. Il centro “culturale” di Cataripò è il salone del barbiere Carmelo che sostituisce la piazzetta; è un luogo di socializzazione, di incontro di discussione franca e libera; è il centro di interpetrazione di fatti veri o presunti sulla base di segni e impressioni e di diffusione. 
Ad esso è contrapposto il “casino dei nobili” o circolo dei galantuomini, frequentato da ricchi demodè da professionisti e parvenu, definiti con sprezzo grandi deretani, che si attardano a parlare di avventure vere o presunte ma soprattutto di corna. E’ chiamato circolo della cultura “ma se la cultura per caso passa ,va oltre o cambia marciapiede”. La scrittura molto scorrevole a tratti tende ad assumere movenze poetiche con le tante figure retoriche che danno una vitalità una verve particolare ai personaggi. Il linguaggio è molto levigato, non risente l’influenza della lingua siciliana; solo alcuni lemmi come bamminu, occhi di vò, sciarre e sciarrare, chiummo e qualche detto o proverbio dialettale, termini che a parere dell’autore sono più pregnanti di senso e di emozioni. E’ una lettura piacevole che ti prende e ti conduce fino in fondo. Sono racconti vividi palpitanti che fanno sorridere e fanno riflettere sul senso segreto delle vita e delle sue molteplici sfumature. I racconti sono ventinove, sono storie di vita quotidiana segnata dal vuoto dalla noia, dai pettegolezzi ,dai si dice; sono storie di ordinaria follia, di ansie, di sogni di ricchezze svanite tra le fiamme: alcuni autobiografici, altri sono delle analisi psicologiche e creazioni di miti, altri ancora di tipo socio ambientale, qualcuno assume le tinte di giallo; parlano di follie ,frustrazioni, ansie e aspettative, di amori e pseudo amori; sono un caleidoscopio degli umori che percorrono una piccola comunità. Questi racconti assumono una valenza “universale” perché narrano storie che si vivono in tutte le periferie del mondo. Esse risvegliano nella mente del lettore altre storie simili ascoltate o già vissute. ”Il fratello di mio nonno ”e il materasso pieno di soldi ,che viene bruciato, fa ricordare un fatto simile accaduto a NewJork o “Il rubino” di Corrado Alvaro. I protagonisti di queste microstorie di varia umanità sono tanti. Giovanni Cherubino detto “bomminu” che in realtà è un omone molto forte; la ‘ngiuria o soprannome lo faceva un po’ sorridere e un po’ arrabbiare. Pasqualino Gagliardo che gagliardo non era, era un tappo scartato alla leva per insufficienza toracica e anche scansafatiche e in famiglia si comporta da dittatore per darsi un’aria. L’anonimo uomo del dazio che preferisce fare fagotto, piuttosto che piegarsi alla volontà del gerarchetto pieno solo di boria. Giuseppe Cozzuto “occhi di vò”,il ragioniere Filippo Lomia, sfortunato fin dalla nascita ; il contadino Giovanni Prestipani derubato dal ras-etto locale Carmine, miracolato e liberato dal desiderio di “a cu ti leva lu pani,levaci la vita”; Lorenzo Bonpensieri prossima alla dipartita che ancora sfuggiva al medico Cantalanotte ma non al prete don Salvatore per un patto; Orazio di Giuseppe, cavaliere del lavoro dopo il viaggio a Roma della sua avvenente consorte. E altri personaggi che il lettore conoscerà leggendo i testi. 
Questi racconti sono un viaggio nella memoria. I ricordi, che danno vita a questi racconti, sono “come dischi di un juke box pescati di tanto in tanto per riempire giornate vuote o riaffiorano nella mente ed entrano in scena come attori e piano piano animano la scena”(1); il narratore poeta li definisce ritratti e non fotografie di  luoghi e persone a volte solo nomi senza volti a volte volti senza nomi. Sono immagini dai contorni e dai nomi incerti; sono ritratti di vissuti e di emozioni che hanno lasciato tracce e segni indelebili nell’animo. I personaggi sono tratteggiati con delle pennellate, di essi vengono messi in risalto aspetti del carattere o della persona fisica. I racconti sono tutti significativi, arricchiscono la sensibilità dei lettori, ma alcuni sono da segnalare per lo spessore, per la pregnanza di senso, per la loro originalità. ”Il venditore di poesia” assume la valenza di una leggenda metropolitana. L’originalità sta nel fatto che all’incrocio senza semaforo c’è un “ragazzo” mingherlino dai capelli rossi e gli occhi celesti che non chiede di lavare i vetri come al solito, ma propone agli automobilisti l’acquisto di una poesia ciclostilata di giorno in giorno sempre diversa. E’ un poeta autodidatta che le scrive la sera” quando si ritira”. Alla voce narrante e interrogante risponde:” Scrivo, correggo, leggo tanto e di tutto. La poesia ha bisogno di ispirazione ma anche di argomenti.” E’ un personaggio serio orgoglioso con tanta dignità di sé. In questo racconto c’è l’eco della lirica “Basta un foglio di carta” di Poesie di volti e memorie”. “La partenza” e “Il Sogno e la Visione” sono due racconti molto interessanti di natura psicoanalitica. Nel primo l’autore indossa le vesti di un psicologo e scandaglia lo stato d’animo in cui ci si trova immerso il personaggio anonimo in giornata agostana di canicola e di afa che lo precipitano in profondo disagio psichico e gli fanno perdere la capacità di ragionare e decidere qualcosa. L’indecisione di partire o non partire di andare in posto o in un altro di quali indumenti portare o non portare, che alla fine fa stramazzare con un tonfo sul letto nella semioscurità il protagonista, è materializzata in maniera magistrale. “Il sogno e la Visione” ha un respiro molto più ampio; assume la valenza di un mito con la loro personificazione. E’ un tentativo di riflessione sulla condizione umana rappresentata da un viaggio immaginario nella riarsa campagna siciliana tinta di giallo, afosa assetata e calda “come la bocca del forno acceso pronta per l’infornata” e in più senza indicazioni stradali come lo sono le trazzere bianche e polverose; ed esplicitata dal dialogo tra la Visione e il Sogno che assumono le fattezze umane di due viandanti che si soffermano all’ombra di un solitario albero. La novità è che la visione e il sogno, due “solchi dell’animo umano” così visibili e tanto immateriali e soggettivi, si incarnano in esseri umani che suscitano illusioni e amare delusioni come tanti altri umani con le bandiere sventolanti. In particolare la Visione ha un fisico di ragazzo e una testa di uomo adulto, una raffigurazione ricca di significati .La chiusa del racconto:”….né tu né io riusciamo a cambiare la realtà. Siamo la zolletta di zucchero nel caffè che senza di quella il caffè resta con il suo aroma e il suo amaro. Lo zucchero lo rende bevibile..” Già nella breve lirica “Vita” di “Poesie di volti e memorie” il Restivo verseggiava “ La vita non è sogno, ma senza i sogni non sarebbe vita”. ”Il monaco ”,”Il successo” e “Una piccola rivoluzione” sono tre storie d’amore pariticolari. Pasquale Scimmeca, u monacu, è vittima dell’opinione pubblica bigotta retrograda e ultraconformista. Viene plagiato e indotto a sposare una ragazza “perduta” pietra di scandalo per la comunità. Alla fine si ritrova più emarginato di prima senza donna e senza lavoro cosa molto più grave. Giovanni Cherubino ,alias u bamminu, protagonista di “Successo” è la preda di una donna donatrice d’amore per il tempo che occorre per spogliarlo delle sue poche sostanze. Infine il vigile Agnello, innamorandosi di Stella una giostraia alta e bionda, provoca una rivoluzione morale ; mette in subbuglio la madre la famiglia le autorità e tutta la comunità che fanno di tutto per farlo recedere da tale “infrazione” mortale. Ma la vince, non cade nella trappola del conformismo atavico. ” Tutta colpa del vento” e “Per grazia ricevuta” sono racconti tinti di giallo senza soluzioni. Del primo è protagonista Alessio Bonafè, alto funzionario in pensione, che ,dopo essere stato in gira per l’Italia e il mondo, stanco e desideroso di vivere in santa pace e al anche al sicuro, decide di ritornare a vivere nel paese natale in una villa di campagna. Inseguito da ombre del passato, in una notte di vento miscelato a rumori sospettosi si ritrova in fondo al pozzo ben chiuso. Il caso non trova soluzione e nemmeno il cadavere per negligenza e udito poco fine degli investigatori. Del secondo “Per grazia ricevuta” è Giovanni Pristipani , un povero cristo ridotto in miseria dal furto perpetrato a suo danno dal gerarchetto Carmine nullafacente dall’aria di padreterno e dalla guerra. Giovanni rimuginava dentro di sé di vendicarsi; venuto a conoscenza che era stato fatto fuori, si reca in pellegrinaggio camminando in ginocchio fino all’altare della Madonna del Canale per la grazia ricevuta. ” La panchina” è un racconto di ordinaria follia silenziosa che si conclude con la scomparsa del protagonista nel nulla di una galleria abbandonata. Il ragioniere Filippo Lomia è sfortunato si dalla nascita; si doveva chiamare Lumia e ciò lo rende diverso dagli altri familiari: ha sorelle e fratelli ma legalmente non li ha e viene guardato dagli altri con un punto interrogativo, provocandogli un profondo disagio psichico. Il racconto si apre con una gag comica e drammatica allo stesso tempo; potrebbe essere trasposto in una piéce teatrale. Il Lomia svolge un lavoro noioso alienante da morire fino all’esaurimento: il suo compito è trascrivere gli atti notarili. Nella sua monotona e piatta vita quotidiana irrompono due personaggi che ne cambiano il corso: Monaco Stella una bella ragazza mora dai capelli ricci e gli occhi sfavillanti di fuoco che gli chiede di sposarla; e “ l’ombra” seduta su una panchina di fronte all’ufficio. Stella con il suo sorriso e le sue voglie gli dona attimi di gioia; l’ombra della panchina, un uomo anziano di nome Antonio, è lo specchio dentro cui si immerge per ritrovare il suo essere più vero e profondo, esternando tutte le sue frustrazioni. Infine “Quando tramonta il sole” è un racconto autobiografico, ma non per questo meno significativo. In esso si possono riconoscere una vasta platea di persone. E’ l’incontro di un anziano acculturato con la rete, in particolare con facebook che sembra mettere in contatto con il mondo. Sono narrate in modo palpitante l’ansia l’attesa dei mi piace e dei non mi piace dei buongiorno e delle buonasere degli amici virtuali , come in gioventù si aspettavano le lettere. Si trascorre sempre più tempo a smanettare che alla fine si prova un vuoto con tanta amarezza e si avverte la sensazione di essere prigioniero con gli occhi lucidi e la mente vuota. Si conclude con un gesto luddista inscatolando il computer e lanciandolo nel fiume Canale e il ritorno alla socialità famigliare e alla normale vita fatta di passeggiate e di pizze in compagnia. Con la moglie se ne va al ristorante a festeggiare la “liberazione” dal mondo virtuale. La lettura di queste storie fa cogliere gli stati d’animo che si vivono nelle comunità di periferie proiettate tra passato lontano e modernità del presente e aiuta a riscoprire se stessi e i propri vissuti. 
Matteo Troiano Nota: demodè indossano vestiti fuori moda perché li avevano ricevuti in dote che quanto più si era ricchi più era consistente. Si diceva dote di 5 10 15 25, cioè si ricevevano 25 capi per ogni elemento dell’abbigliamento

venerdì 9 settembre 2016

lunedì 5 settembre 2016

domenica 4 settembre 2016

Arcobaleno

La pioggia ha lavato l'aria che sapeva di sabbia di deserto.
Ora un quasi cerchio di luce e di tenui colori unisce il Castello solitario alle severe torri del Cannone.
ARCOBALENO.
Dalla cima del dirupo " La Guardia", balcone su distese di giallo senza spighe, mi appare come un ponte retto da invisibili legami.
Sembra volere unire silenzi a silenzi e vite in ansia nell'incertezza di domani, e dolorosi presenti.
"Reggie " trazzere disegnano vene ad un panorama che sa di deserto fatto di calanchi e burroni.
Rigagnoli si asciugano al sole colti da vana ansia di mare in attesa di inverni e di piogge.


Da " Poesie di volti e memorie " di calogero restivo
Prova d'Autore Editore Catania

archivio e pensamenti: BIJOUX

archivio e pensamenti: BIJOUX:                        “Et le reve fraichit”.               Arthur Rimbaud, Illuminations . E lu suonnu arrifrìsca. ...

martedì 23 agosto 2016

Il momento giusto

Ora che i raggi del sole penetrano l'orizzonte
come ferri arroventati nella forgia
e sembra di sentire lo sfrigolio dell'acqua
attorno al ferro incandescente
ora è il momento giusto.

Tramonto di fine luglio
sul mare che acceca di riflessi
che più grande appare
visto da questo balcone
che risponde altero e sornione
ai singulti di vento
e alla furia degli elementi
che si regge su mattoni di storia
e pilastri di rigurgiti di lava raggrumata.

Ora è il momento giusto
di dire a chi ha inventato la vita
che è stato un grave errore
creare anche la morte.

Forse non aveva previsto la calma di mare
che accarezza gli scogli rivestiti di alghe
che abbraccia come culla la battigia
e l'odore di salsedine che solletica le nari
la carezza del vento sulle gote arrossate
come tocco di donna sul volto stanco
di vicoli chiusi che non si aprono
della fatica di vivere e delle paure nascoste
dietro un sorriso di pudore
chi ha inventato la morte.

Or tanto duole sapere
che ad un segnale convenuto il tempo
accecherà i panorami di monti
alti che toccano il cielo
e imbellettati alle cime
di candori di zucchero filato
ed i mari di spighe mature
che il vento smuove e culla
con promessa di vita e di futuro
i sorrisi delle donne
e delle donne i sospiri d' amore
i tramonti che si fanno poesia a volte
che invece di versi snocciolano colori.

Chi ha inventato la vita era altro
da chi ha invento la morte?


Inedito, sono riservati tutti i diritti secondo le norme vigenti
in materia di diritti di autore.


domenica 14 agosto 2016

A C I T R E Z Z A

Invidio i poeti che sanno tessere versi
e comporre inni traendo dalla memoria
immagini di Ciclopi e Veneri
sorte da cristalline acque
adagiate su spiagge di sogno
cancellando dal panorama
come da un ritratto mal riuscito
immagini di ciminiere e muri di cemento
dove un  tempo alberi svettavano
sui colli vicini e sui monti.

Ruscelli garruli correvano
tra pietre dal caso sconnesse.

Di te mi rimane
nella memoria e negli occhi
lo sguardo di donna
annegato nell'ampio mare
in angosciosa attesa di ritorni
stretta in uno scialle
nero come la notte
inutile sfida al vento di tempesta.


Tu vivi nel passato come un vecchio
carico d'anni e di rimpianti
e non ti accorgi che ora è la vita
ed invano attendi altri dei altre età
suonando vecchie melodie
su pianoforti scordati.

Poesia tratta da " All'alba tra fiori di papavero"
Edizioni Akkuaria Catania

mercoledì 3 agosto 2016

archivio e pensamenti: I NEMICI DEI SICILIANI

archivio e pensamenti: I NEMICI DEI SICILIANI: Agli inizi del Novecento, Lady Hamilton, illustrando la Sicilia e descrivendo i siciliani agli inglesi per incuriosirli e ...

domenica 31 luglio 2016

AMULETO

Appeso al chiodo del tempo
amuleto sulla porta di casa
il ricordo di un pomeriggio d'estate
fatto di visioni di cime di monti
dove si rincorrono gli echi
che scorrono lente
sul finestrino di un treno in corsa.

Il caldo afoso
l'odore di umanità urlante
come a parlare coi sordi
ammassata su sedili di legno
di vagoni traballanti
il pianto di bambini
che respirano fumo
e sfiati di caldaie affannate
dai finestrini aperti
al vento che non c'è.

Sfatato il tempo dei se
spente le inutili attese
che è oggi il domani
inizia l'ascesa di una scala
fatta di luci e di ombre
su distese di sogni
che ostinati chiamiamo vita.


Da "L'erba maligna" di calogero restivo
Edizioni Lampi di Stampa  Vignate Milano

mercoledì 27 luglio 2016

Un bacio

Ricordi?

Ci tendevamo le braccia
come atleti stanchi ma felici
alla fine della gara.

Posato sull'orizzonte
il sole color mattone.

Sorridendo tra le lacrime
mi dicevi" mi piace la sera...
non è la fine del giorno
è eternità che si rinnova
come il nostro amore".
un dito pugnale puntato sul petto
all'altezza del cuore.

Un bacio a suggellare le parole.

Da " L'erba maligna" di calogero restivo
Lampi di stampa Editore Milano


lunedì 25 luglio 2016

Alle fronde degli alberi

Lascia che il vento dica
alle fronde degli alberi alle foglie
i segreti che ci siamo soffiati
quella sera d'estate a fior di labbra.
Ricordi?
Gli occhi avevamo quasi chiusi
per il vento di deserto  che quella sera
con impeto soffiava dal Passo Fondo
verso la montagna.
Forse domani  alle fronde degli alberi
e alle foglie con cui modula suoni
come lamenti di violino dirà
scoperti gli inganni
il tempo delle favole è finito,


Da " Poesie di volti e memorie"
Prova D'Autore Editore Catania



giovedì 21 luglio 2016

Luci e ombre

Ora che l'estate s'avanza
in autunni certi ma lenti
lasciami sedere sull'uscio di casa
a vedere il tempo che passa
assieme a folate di vento e di foglie
come fanno i vecchi
abbrutiti di ricordi e di noia.

Volare come le rondini fanno
dentro il temporale
impazzite per il vento
che si fa brividi di gelo
e correre su prati verdi
ove trasporta la nenia della zingara
che a tratti regala paradisi
o minaccia improbabili castighi
finché la "cento"lire non l'acquieta.

Lasciami sedere sull'uscio di casa
a sentire i silenzi come fanno i bimbi
che lanciati gli urli nel vuotano aspettano
che da distanze inesplorate l'eco risponda.


Da " All'alba tra i fiori di papavero" di calogero restivo
AKKUARIA Edizioni Catania

mercoledì 20 luglio 2016

Piazza "vergogna"

Ho visto una statua greca
nell'ombra di vecchi palazzi.

Donna mortale o dea.

Le forme lucide di carezze
avevano scintille di luce sotto il sole.

Intatta la sua bellezza
fissata nel marmo
nonostante il tempo
che tutto distrugge e cancella.

Se ne stava
un passo appena accennato
vestita solo di regalità.



Da " Poesie di volti e memorie" di calogero restivo
Edizioni Prova d'Autore Catania.




lunedì 18 luglio 2016

A noi stessi

Alla nostra commedia
manca una colonna sonora.

Poche note calato il sipario
quando muti saranno
i gesti e le parole.

Ma sordo ad ogni armonia
il mio spirito
sul copione annoso
getta parole confuse
di una prosaicità spaventosa.

Manca una colonna sonora
che chiuda con note di pianto
la nostra commedia
portata sulle piazze e nei mercati
come una povera cosa senza prezzo



Da " All'alba tra i fiori di papavero" di calogero restivo
Edizioni AKKUARA  Catania

domenica 10 luglio 2016

Canti di sirene

Rauche di canti e stanche
di inesitati languidi richiami
stanno lungo le rive bagnate
da violenti spruzzi di tramontana
le sirene del sud.

Le ho viste
vagando nello spazio
come aquilone impazzito.

Forse costruiranno ponti
per unire le due sponde
ed ormai inutili le sirene
resteranno a raccontere
che un tempo di qua passavano
vincitori vinti
e portatori di favole e di sogni
intenti ad inseguire avventure
che maturavano a volte
al di là di queste acque
perennemente in vorticosi moti.


Da " Lanterna sul mondo" di Calogero Restivo
ERANOVA Bancheri  Editrice


sabato 4 giugno 2016

L'uccello aquilone ( Ad un bambino ucciso dalla guerra)

Ora il  bambino è steso sul prato
guarda il cielo senza vederlo
un sorriso ancora stampato sulle labbra
che sotto il sole perdono colore.

A braccia aperte
salutava l'uccello-aquilone
che volava leggero come piuma
smossa da un alito di vento
e con ali d'argento
quando una lancia rilucente
che scendeva dalle nuvole
come pioggia d'agosto
e veloce come un fulmine
gli ha spento il sorriso per sempre.


Da " L'erba maligna" di calogero restivo
Edizione Lampi di Stampa Milano




domenica 22 maggio 2016

ERA IERI

Era ieri sembra
che ci siamo lasciati
per correre incontro alla vita
lasciando al tempo
di posare sulle mie carte
una patina gialla
come un marchio.

Tu sei sempre la stessa
indomita cavalla
usa ai campi aperti
e per coperta il cielo
io più tardo
nei gesti e nella parola
ma intatto il desiderio
di possesso e di abbandono.

Inseguo il tuo sorriso carico di promesse
con il mio passo incerto e tribolato
 e come un vecchio carico d'anni
vivo di ricordi e di rimpianti

Da "Sogni e risvegli" di calogero restivo


mercoledì 27 aprile 2016

AL PADRETERNO

Il nostro mondo
finiva al Padreterno
oltre c'erano i monti
cerchio di cocuzzoli calvi
attorno a case fragili di gesso.

Rifacevamo il mondo
nei pomeriggi estivi
invasi di noia e di calura
con tessere poste qua e là
come fanno gli artisti del mosaico.

Dopo
nel lago di solitudine e silenzio
che chiamavamo paese
entrò la vita
con le sue albe tinte di nebbia
a disperdere speranze e illusioni
come fa il vento con le foglie morte
prima che si scateni la burrasca.



Poesia tratta dalla raccolta " Dal mare che non c'è"
di Calogero Restivo
Edizioni Akkuaria Catania



archivio e pensamenti: SCIASCIA E L'AGGETTIVO POSSESSIVO

archivio e pensamenti: SCIASCIA E L'AGGETTIVO POSSESSIVO: Matteo Collura, "Leggere e rileggere Sciascia" in Ricordare Sciascia, Publisicula, Palermo 1991 (aprile):  "Verrebbe da ...

domenica 24 aprile 2016

archivio e pensamenti: IL PITTORE E IL GESUITA: C'È CHI VUOL SAPERE. Renz...

archivio e pensamenti: IL PITTORE E IL GESUITA: C'È CHI VUOL SAPERE. Renz...: Notizie e curiosità su Renzo Collura: una sua antologica verrà ospitata nel prossimo mese di giugno presso i Musei Civici di Pavia R...

Dalla prefazione di Piero Carbone al libro " Dal mare che non c'è "

..Ma il paese da cui il poeta è andato via per un verso, non esiste più; muli, carrettieri, carrozze, lavandaie minatori, banditori ecc, si trovano ormai nei racconti di etnografia come i maori e boscimani di continenti lontani, eppure il suo  Rahal Mauth  difficilmente verrà espugnato, smontato, contraddetto, perchè la disciplina seguita per sancirne  la veridicità esula da quella degli storici,  e dei filologi:egli stesso l'ha reinventata, e si chiama nostalgia, visione nostrana dei saudade portoghese. Una disciplina così poco oggettiva e disciplinata da identificasi  con l'unicità della sua esperienza, col suo amore di "esule in casa poichè volendo, si è allontanato di poco dal teatro della sua infanzia .....

martedì 12 aprile 2016

Monte San Michele

                                In occasione del centenario  della prima guerra mondiale
 una poesia dedicata a mio padre eroe di guerra decorato con medaglia al valore militare
           Ferito in battaglia( amputata gamba sinistra) Cavaliere di Vittorio Veneto.

 Mio Padre
non ha potuto correre con me
nè rincorrermi.

Aveva lasciato una gamba
sul Monte San Michele.

Mi diceva:
la libertà ha un prezzo
ma non la vendono al mercato.

Tante volte Padre
ho pensato di tornare
assieme a te
su quelle montagne
a cercare la tua gamba
per correre insieme.

Per rinnovare il tuo dolore
tacevo.


Poesia tratta dal volume "Dal mare che non c'è" di calogero restivo
Edizioni AKKUARIA  Catania
( Questa poesia ha vinto il primo premio  ne concorso di poesia "Jacopo da Lentini" Lagopesole (PZ)



sabato 9 aprile 2016

Indecisi autunni

Ballavamo sull'aia
come i contadini
alla fine del raccolto

quando la sera spegneva
l'ultima luce al giorno

forsennati giri di danza
a togliere il respiro.

Erano più baci che parole
e luccichio d'occhi
promesse di amori eterni
e di eterne passioni.

I grilli rompevano
monotoni il silenzio
e ci facevano il verso.

Anche l'estate
seguita da indecisi autunni
alla fine diventava inverno.



Poesia tratta dal volume " Senza un fil rouge
ERANOVA Bancheri Editrice


lunedì 4 aprile 2016

Na vota

Ci tornu di cuntinu cu la menti
nta li stanzuddi di la vostra scola
pi vidiri li facci risulenti
ca vitti a Munti Po, nta na parola
vidu spiranzi n-facci a vui carusi
tinciuti cu brunzedda memoranni.
Vidu cu ll'occhi, di l'amuri fusi,
"Deci Cumannamenti a tutti banni",
vidu la società ca si rinnova
pi dari pani di sapuri duci.
Vidi criscenti di farina nova-
c'allevita pagnotta ca straluci
e vidu a tutti vui quannu dumani
di lu guverni tiniti la rota,
quannu lu munnu non avi chiù strani
e lu prisenti adivintò " Na Vota"



La poesia di Carmelo Furnari  "Na Vota " è tratta dalla raccolta
FAVULI  VERI stampata in proprio nel mese di marzo 2013
Proprietà letteraria riservata all'Autore











































































































































venerdì 25 marzo 2016

B U O N A P A S Q U A









                                       A TUTTI  I  MIEI  AMICI  BUONA  PASQUA

martedì 22 marzo 2016

La Piazzetta

Al posto di questa assenza di voci
con il "cannolo" della fontana
che mesce acqua con rumore di ruscello
c'era la piazzetta che aveva canti e suoni
le notti in cui avvampava la festa.

C'eravamo noi ragazzi
con la febbre di domani negli occhi
a divorare presenti
nel tentativo di barare
e rompere i ritmi del tempo.

C'erano luci e passi di donne
con  sguardi di pudore
nei sorrisi appena accennati
e le voci dei giocatori di tressette
assieme al venditore dei fichi d'India
che le vendeva sbucciate poche lire.

Rifugio sicura alla pioggia gli archi
finestre aperte su un mare che non c'era
quando con rombi profondi
e tremori da incubo i tuoni
annunciavano il temporale imminente
cancellati dal vento di novità.


Di fronte il vecchio fondaco

il tetto di canali di creta cotta al sole
rifugio a colombi e uccelli di passaggio
oltre a carretti e carrettieri
che nella notte contavano le stelle
prima di addormentarsi

oggi ha palazzi alti
che gareggiano con le nuvole
e guardano dall'alto in basso
i lampioni che stillano
luce indecisa nella via.

Poesia tratta  "Dal mare che non c'è" di calogero restivo
Edizioni AKKUARIA  Catania





sabato 19 marzo 2016

MONTE SAN MICHELE ( A mio padre)

Mio padre
non ha potuto correre con me
come fanno i padri per gioco
né rincorrermi.

Aveva lasciato una gamba
sul monte Sa Michele.

Mi diceva :
"la libertà ha un prezzo
ma non la vendono al mercato".

Tante volte padre
ho pensato di tornare
assieme a te
su quelle montagne
a cercare la tua gamba
per correre insieme.

Per non rinnovare il tuo dolore
tacevo.


Da " Dal mare che non c'è" di Calogero Restivo
Edizioni AKKUARIA Catania



sabato 27 febbraio 2016

LA FARFALLA

La farfalla
volò fuori dal nido lontano
appena smise d'esser bruco
sfiorando l'erba
che la primavera a tratti
tingeva di colori.

La gente la guardava
ammirata e commossa
"vedi che miracoli
fa a volte la natura"
diceva.

La farfalla
leggera come ombra
e silenziosa
baciava i fiori che incontrava

Contenta vibrava le ali
come uno strumento.
libera finalmente
e la vita la credeva eterna.

Poi venne l'inverno
e della farfalla
che aveva ali farinate di colori
nessuno pianse la fine.



Tratta  " Dal mare che non c'è" di calogero restivo
Edizioni AKKUARIA Catania

venerdì 19 febbraio 2016

NOTTI D' ESTATE

Una pietra
addolcite le asperità
rotolando sul letto del fiume
abbandonata dall'onda di piena
acquietata di corse ad abbracci di mare.

Solitaria
come pietra preziosa
lucida.

Quella parte di montagna
che il tempo dissolve
e la pioggia e il vento
che versa nella valle pietre
come in un pozzo senza fondo

io sono.

Lasciato sul greto del fiume
a rimpiangere tempi
e lucori di tramonti colorati
e di albe
che sciolgono l'azzurro profondo
di notti di estati stellate

a riflettere il sole.



(Inedita  tutti i diritti riservati secondo le leggi vigenti.

archivio e pensamenti: TRAVASI LINGUISTICI: SI PUÒ TRADURRE LA POESIA? S...

archivio e pensamenti: TRAVASI LINGUISTICI: SI PUÒ TRADURRE LA POESIA? S...: Massimo Lombardo editore 2004 Foto scattata nel 1988 all'auditoriun "Santa Chiara"  di Racal...

mercoledì 27 gennaio 2016

domenica 24 gennaio 2016

archivio e pensamenti: HO PIANTO PER FLORA

archivio e pensamenti: HO PIANTO PER FLORA: Racconto inserito nel volume collettaneo Italo. Storie di animali di prossima pubblicazione. 1. Flora, la gazza ladra  ...

sabato 16 gennaio 2016

giovedì 14 gennaio 2016