Non sono un poeta
solo un piccolo artigiano
che non sa ancora
dove comincia
e dove finisce il verso.
Scrivo parole come risalgono
dal serbatoio della memoria
senza belletti e senza fronzoli.
Lavoro di notte
al lume di candela
come l'intarsiatore o il maniscalco
perchè durante il giorno
la vita urge con i suoi ritmi
e non concede soste.
Aspetto la notte anche se piove
anche se fuori urla il vento
e scalpita contro le imposte serrate
per tracciare sulla carta
i segni-parole-pensieri-sogni
e scrivere di speranze
che le stagioni non hanno maturato
e che forse mai matureranno.
Sono un animale notturno
come il gufo come la civetta.
Le albe sono un assillo
mi spingono a correre
quando vorrei stendermi
di fronte al cielo tiepido di luna
e contare le stelle
e alla fine della conta
ricominciare come per le pecore
che saltano lo steccato ad una ad una
nelle notti insonni di afa sudata.
Non sono un viaggiatore solitario
che va per il mondo in cerca di passato
per comprendere e se possibile
prevedere il futuro.
Non mi piacciono le passeggiate solitarie
per impervi viottoli di campagna
senza destinazioni certe.
Le mie radici affondano
nell'assolata campagna isolana
la mia carne è un impasto
di polvere e sudore
nelle mie vene scorre
un sentore di vento di deserto
di odore di terra riarsa
dopo la pioggia e di frumento.
Attendo la fine del temporale
quando il vento urla
contro le imposte serrate
come se assistessi ad uno spettacolo
che non mi tocca
per continuare poi
la ricerca di parole
che dicano il vulcano di immagini
che dentro di me urgono.
Sono un piccolo artigiano
che in fondo al vicolo
nella casa dalle imposte socchiuse
tinte con vernice grigia
che si confondono con la notte
scrive i suoi versi
per scacciare la paura dei domani
con le parole e non come il vecchio
malamente arricchito
che chiuso nell'abito della domenica
lucido di fine seta sotto il sole
con passo leggero e sciolto
volteggiando il suo bastone
dalla punta ferrata
disegna cerchi invisibili nell'aria
si avvia verso il sagrato della chiesa
ove l'aspetta la curiosità della gente
in mormorio d'invidia
come se la morte a lui non toccasse.
Sono il maniscalco che nella notte
illuminata dal fuoco che arde nella forgia
s'industria sull'incudine
a fa diventare oggetto di uso comune
un pezzo di ferro informe
abbandonato in fondo alla bottega
per lunghi giorni d'indecisione.
Non sono un poeta
non c'è folla che preme
per ascoltare i miei oracoli
nè discepoli a cui passare conoscenze
da tramandare alle genti future.
Sono solo un piccolo artigiano
che inventa il presente
spera in un futuro migliore
e in un esaminatore finale
non giusto ma clemente.
Da " Oltre l'orizzonte" di calogero restivo
Edizioni PIM Biblioteca Universale Bucharest
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