martedì 5 ottobre 2010

LA BALLATA DEL RE PICCOLO


Raccontino (non tanto) fantastico

Mio padre non era un re ma viveva nel suo regno : una casa,
un campo, un piccolo orto.
Le nubi prima di urtare e sfrangiarsi contro i merli del vecchio
castello, lasciavano cadere una pioggia sottile ad assicurare buoni raccolti.
Un giorno, che era seduto sull' aia a riposare, venne un re vero, ed
era un re piccolo puiccolo, che sembrava un bambino, arrivò su una
carrozza tutta d'oro e pennacchi colorati avevano i cavalli.
Si avvicinò a mio padre, lo prese per un braccio come si fa con gli
amici " sono stanco del viaggio" disse sedendosi e continuò" un vicino cattivo,
non ci vuonle restituire questa terra nostra" e la indicò con il dito sulla carta
"una terra dove abitano nostri fratelli.
Ci dobbiamo armare e fare la guerra,
che quello" e con la mano indicava vagamente in alto" ci resituisca il nostro...".
Mio padre lasciò i campi già pronti per la semina, salutò la mucca
Severina e al cane raccomandò di occuparsi di questo e di quello e andò via.
Andò per terra e per mare , per giorni e giorni andò sinchè non giunse
dove le montagne avevano cime che si facevano cielo.
Restò a bocca aperta a guardare.
Il re piccolo venne "vedi" e indicò lontano oltre le montagne" sta là
il nemico" disse e andò via.
Mio padre si mise a guardia e il nemico venne, avanzò fin dentro le
case e fu allora che incominciò a sparare, perchè il il nemico era il lupo
che aggredisce le pecore fin dentro gli ovili.
Avanzavano quei soldati, incuranti del pericolo e certi, ma quando
si accorsero che quella cosa nera in mezzo alla neve non la smetteva di sparare
e di seminare la morte, si fermarono, fecero dietro front e incominciarono a
correre per salvare la pelle.
Quando del nemico non si vedeva più nemmeno la polvere che si
lasciava dietro fuggendo, venne il re piccolo e a mio padre che stava a terra
sanguinante disse: " E' tutto finito... puoi tornare a casa tua, ora".
Gli battè la mano sulla spalla come si fa con gli amici, salì in carrozza
e partì e la gente gridava :" viva il re, evviva " perchè avevamo vinto e il re
correva a sedersi al tavolo della pace con i cugini re.





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