lunedì 29 ottobre 2018

PAISA'

Bevevano pale di fichi d'india
come gli antichi "indiani"
non avevano cappelli da cowboy
né montavano cavalli
dalle froge fumanti
come gli eroi dei fumetti.
Portavano elmetti slacciati
e fibbie che pendevano
in trasandato disordine sul collo.
Parlavano una lingua straniera
dicevano "paisà".
Noi ragazzi ridevamo
ci chiedevamo
"che soldati sono mai questi
senza cannoni e senza cavalli".
Non rassomigliavano ai "nostri"
visti al cinema
che arrivavano sul filo del tramonto
vincevano ostacoli e nemici
e scomparivano poi
nella prateria senza confini.
Sudavano come persone "normali"
sotto il sole di luglio
che incendiava le stoppie.
Avevano ucciso uomini
e altri ne avrebbero ucciso
e forse anche loro
la morte avrebbe ghermito
prima della fine della guerra
ma sulla spinata
dopo il ponte della ferrovia
erano scolari in gita fuori porta
in attesa del richiamo della maestra
a rientrare in classe
per la fine delle lezioni.
Ridevano ridevano sempre
e ogni tanto dicevano "paisà"
in ansia di amicizia
venuti a liberarci
anche dal peso della guerra
stavano accanto alla fontana
che da tempo non mesceva acqua
come persone capitate per caso
nel pieno della festa senza invito.

Poesia tratta da "L'erba maligna" di calogero restivo
Edizioni Lampi di Stampa Milano


domenica 5 agosto 2018

Leonardo: Questo pezzo ti farà incazzare (se sei contrario a...

Leonardo: Questo pezzo ti farà incazzare (se sei contrario a...: Questo pezzo [è uscito ieri su TheVision] ti farà incazzare. Se ti consideri un laico; se malsopporti le ingerenze della Chiesa cattolica ne...

mercoledì 25 luglio 2018

giovedì 12 luglio 2018

sabato 23 giugno 2018

giovedì 14 giugno 2018

mercoledì 21 febbraio 2018

L'ora della poesia: Scrivere di poesia

L'ora della poesia: Scrivere di poesia: Non è possibile. Eliminiamo ogni dubbio, ogni fraintendimento che può aver creato la descrizione di questo blog. Si può scrivere una poesia....

venerdì 19 gennaio 2018




                                 Dove il mare non c'è

L'autunno è folate di vento
che fanno alte le onde
che urtano contro gli scogli
con rumore di anfore rotte.

L'autunno arriva danzando
su suoni di arpa
che inondano vicoli e strade
come l'onda del mare la sabbia
ancora calda di corpi e di sole.

L'autunno porta svolazzi
di foglie morte e di polvere.

Cambia pelle come i serpenti
e la primavera che verrà
avrà un vestito nuovo
e ghirlande di colori e di fiori.

L'autunno ha una mano fatata
e una bacchetta magica
che porta il mare (di nebbia)
dove il mare non c'è.



Poesia tratta  "Dal mare che non c'è) di Calogero Restivo
Edizioni Akkuaria  Catania

domenica 14 gennaio 2018

ERA la NEBBIA


Era le nebbia
il mare della mia infanzia
stagnava tra le case e nei vicoli
come una grande coperta
stesa sulla vallata
ancorata ai cocuzzoli di monti
che circondano il paese.

Era possibile e facile con la fantasia
che allora prendeva forma di sogno
navigare su quel mare senza onde
e raggiungere paesi e genti
al di là della gola e tra i monti
che si apriva a spazi da sfatare.

Arrivata l'estate scompariva il mare
per lasciare il posto
a panorami di giallo uniforme
prima che i contadini come d'uso
bruciassero le stoppie
per ricominciare a sperare.




Poesia tratta da " Poesie di volti e memorie"
di  Calogero Restivo
Edizione Prova d'Autore  Catania