Solitudine C'è vita forse al di là di queste quattro pareti assediate da larghi viali di città che non hanno anima nè pensieri ma solo ombre che s'incontrano senza vedersi. Una sirena nella notte lacera il silenzio.
giovedì 16 aprile 2020
Passavano i carri
NELLA NOTTE PASSAVANO I CARRI
SCINTILLE SOTTO I ZOCCOLI DEI MULI
E RUMORI COME DI ASSI ROTTI
SU BASOLATI INEGUALI.
NELLA NOTTE PASSAVANO I CARRI
CARICHI DI SALE E DI STANCHEZZA
E GLI OCCHI GONFI DI SONNO
NEL PETTO
IL TEPORE DEL LETTO
E DEGLI AFFETTI DELLE SPOSE
CHE DIVENTAVA FREDDO
CHE TITILLAVA LE OSSA.
PASSAVANO I CARRI CARICHI DI RETI
E MARINAI CHE AL LUME DI LAMPARE
NUDO IL PETTO TACITA SFIDA AL MARE
SPERAVANO DI FARE ALLA BARCA
IL PIENO DI PANE E DI SARDINE
ANCHE LE VEDOVE PASSAVANO
AVVOLTE NEGLI SCIALLI DI SETA
LA SOLA RICCHEZZA
CHE A LORO AVEVA CONCESSO LA VITA
I PASSI STRASCICATI NELLA POLVERE
E PIANTI TUTTI I PIANTI
PERSI UOMINI E SPERANZE DI DOMANI.
PASSAVANO I CARRI LUNGO LO STRADONE
DI CONTADINI VINTI E NON DOMI
AMMANTATI DI GELO E DI NEBBIA
INUTILMENTE INVENTAVANO
SANTI DA PREGARE
CHE A VOLTE BESTEMMIAVANO.
PASSAVANO I CARRI NELLA NOTTE
E MIO PADRE SPARAVA ALLE NUVOLE
CON LA SUA PISTOLA DI COWBOI
PER SPAVENTARE I LADRI
VENUTI A DEPREDARE LA NOTTE
DEI SOGNI
E DI UVA APPENA MATURA
LA VIGNA.
PASSAVANO I TRENI
CARCHI DI ILLUSIONI E SPERANZE
SCRUTAVANO IL FUTURO
NEL BUIO DELLA NOTTE
CHE FILTRA DAI FINESTRINI APERTI
I PETTI GONFI DI ANSIA ED INCERTEZZA
E NON SAPEVANO
NON POTEVANO SAPERE
CHE IN QUEL FUTURO
V'ERANO SCOPPI DI GRISOU E GELO
CHE SI ATTACCAVA ALLE MANI
COME COLLA LIQUEFATTA AL SOFFIO DEL VENTO
DAVANTI LA BOTTEGA DEL FALEGNAME.
sI CONOSCEVANO TUTTI SU QUEL TRENO
LE PALPEBRE QUASI VINTE DAL SONNO
IL SIGNOR "GRAMUSCIA".
FACEVA IL FALEGNAME
NELLA SPIANATA DELLA CHIESA
DI SAN GIULIANO
E GIOVANNI DETTO "iL SARACENO"
CHE ABITAVA AL DIL' DEL PONTE
SUL FIUME SENZA NOME
CHE DOPO LA MORTE DELLA MOGLIE
CONTADINO DI VECCHIO STAMPO
SI ERA MESSO A VENDERE PATATE
CHE NESSUNO COMPRAVA
E PER DISPERAZIONE
AVEVA TENTATO IL SUICIDIO
SENZA RIUSCIRCI.
E ANTONIO IL MANISCALCO
CHE TRATTAVA IL FERRO
COME CAREZZA D'AMANTE
UN OCCHIO ALLA FINESTRA DELL'AMATA
CHE OGNI TANTO USCIVA SUL BALCONE
A FAR FINTA DI SCIORINARE LA BIANCHERIA
PER VEDERE E PER FARSI VEDERE
DAL SUO RAGAZZO
E SERAFINO
CHE AVEVA SMESSO DI VENDERE CAVOLI
PERCHE' NEL SUO TERRENO
L'ACQUA CHE SGORGAVA DA CUNICOLI SEGRETI
ALL'IMPROVVISO
SCHERZI CHE A VOLTE FA IL DESTINO AI POVERI
AVEVA SMESSO DI SCORRERE
COME CAREZZA D'AMANTE.
PASSAVANO I TRENI NELLA NOTTE
ED IL PAESE DIMENTICO DI CORSE
E DI GRIDA FESTOSE DI BAMBINI
LENTAMENTE
DIVENTAVA UN DESERTO DI ROVINE
COME LE CASE DOPO UN TERREMOTO.
POESIA TRATTA DALLA RACCOLTA "PASSAVANO I CARRI"
COLLANA EDITORINPROPRIO.
Dedicata al paese che mi diede i natali e che resta per sempre nel cuore)
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