venerdì 7 agosto 2020

archivio e pensamenti: QUANTO È COSTATO IL CASTELLO DI RACALMUTO DETTO "L...

archivio e pensamenti: QUANTO È COSTATO IL CASTELLO DI RACALMUTO DETTO "L...: Niccolò Fiandaca (Girgenti, 30 gennaio 1919)                                                                                     ...

giovedì 16 aprile 2020

Passavano i carri


NELLA NOTTE PASSAVANO I CARRI
SCINTILLE SOTTO I ZOCCOLI DEI MULI
E RUMORI COME DI ASSI ROTTI
SU BASOLATI INEGUALI.

NELLA NOTTE PASSAVANO I CARRI
CARICHI DI SALE E DI STANCHEZZA
E GLI OCCHI GONFI DI SONNO
NEL PETTO
IL TEPORE DEL LETTO
E DEGLI AFFETTI DELLE SPOSE
CHE DIVENTAVA FREDDO
CHE TITILLAVA LE OSSA.

PASSAVANO I CARRI CARICHI DI RETI
E MARINAI CHE AL LUME DI LAMPARE
NUDO IL PETTO TACITA SFIDA AL MARE
SPERAVANO DI FARE ALLA BARCA
IL PIENO DI PANE E DI SARDINE

ANCHE LE VEDOVE PASSAVANO
AVVOLTE NEGLI SCIALLI DI SETA
LA SOLA RICCHEZZA
CHE A LORO AVEVA CONCESSO LA VITA
I PASSI STRASCICATI NELLA POLVERE
E PIANTI TUTTI I PIANTI
PERSI UOMINI E SPERANZE DI DOMANI.

PASSAVANO I CARRI LUNGO LO STRADONE
DI CONTADINI VINTI E NON DOMI
AMMANTATI DI GELO E DI NEBBIA
INUTILMENTE INVENTAVANO 
SANTI DA PREGARE
CHE A VOLTE BESTEMMIAVANO.

PASSAVANO I CARRI NELLA NOTTE
E MIO PADRE SPARAVA ALLE NUVOLE
CON LA SUA PISTOLA DI COWBOI
PER SPAVENTARE I LADRI
VENUTI A DEPREDARE LA NOTTE
DEI SOGNI
E DI UVA APPENA MATURA 
LA VIGNA.

PASSAVANO I TRENI
CARCHI DI ILLUSIONI E SPERANZE
SCRUTAVANO IL FUTURO
NEL BUIO DELLA NOTTE
CHE FILTRA DAI FINESTRINI APERTI
I PETTI GONFI DI ANSIA ED INCERTEZZA 
E NON SAPEVANO
NON POTEVANO SAPERE
CHE IN QUEL FUTURO
V'ERANO SCOPPI DI GRISOU E GELO
CHE SI ATTACCAVA ALLE MANI
COME COLLA LIQUEFATTA AL SOFFIO DEL VENTO
DAVANTI LA BOTTEGA DEL FALEGNAME.


sI CONOSCEVANO TUTTI SU QUEL TRENO
LE PALPEBRE QUASI VINTE DAL SONNO
IL SIGNOR "GRAMUSCIA".
FACEVA IL FALEGNAME
NELLA SPIANATA DELLA CHIESA 
DI SAN GIULIANO
E GIOVANNI DETTO "iL SARACENO"
CHE ABITAVA AL DIL' DEL PONTE
SUL FIUME SENZA NOME
CHE DOPO LA MORTE DELLA MOGLIE
CONTADINO DI VECCHIO STAMPO

SI ERA MESSO A VENDERE PATATE 
CHE NESSUNO COMPRAVA
E PER DISPERAZIONE
AVEVA TENTATO IL SUICIDIO
SENZA RIUSCIRCI.

E ANTONIO IL MANISCALCO
CHE TRATTAVA IL FERRO
COME CAREZZA  D'AMANTE
UN OCCHIO ALLA FINESTRA DELL'AMATA
CHE OGNI TANTO USCIVA SUL BALCONE
A FAR FINTA DI SCIORINARE LA BIANCHERIA
PER VEDERE E PER FARSI VEDERE
DAL SUO RAGAZZO
E SERAFINO
CHE AVEVA SMESSO DI VENDERE CAVOLI
PERCHE' NEL SUO TERRENO
L'ACQUA CHE SGORGAVA DA CUNICOLI SEGRETI
ALL'IMPROVVISO
SCHERZI CHE A VOLTE FA IL DESTINO AI POVERI
AVEVA SMESSO DI SCORRERE
COME CAREZZA D'AMANTE.

PASSAVANO I TRENI NELLA NOTTE
ED IL PAESE DIMENTICO DI CORSE
E DI GRIDA FESTOSE DI BAMBINI
LENTAMENTE
DIVENTAVA UN DESERTO DI ROVINE
COME LE CASE DOPO UN TERREMOTO.


POESIA TRATTA DALLA RACCOLTA "PASSAVANO I CARRI"
COLLANA EDITORINPROPRIO.


Dedicata al paese che mi diede i natali e che resta per sempre nel cuore)









mercoledì 25 marzo 2020

A T T E S E



Attese che scocchi l'ora
attesa che giunga la sera
e poi il mattino
ad interrompere sogni
a cancellare fantasmi.

Attesa che venga la primavera
a cancellare il grigio piovoso
di lunghi inverni piovosi.

Attese
sempre attese
inutili come contare
le pecore che saltano steccati
per conciliare il sonno
e ricordi che stridono
con il vecchio di ora
a cui ormai non appartengono.

Attesa
che sia un'eccezione
illusione
che la vita continui
come la bolla di sapone
traslucido palloncino
rivestito di niente
con cui tentare un tiro sicuro
verso la porta che non c'è.


Da " Passavano i carri" di Calogero Restivo
Ed. Guarnotta Collana EditorinProprio




domenica 9 febbraio 2020

Il Castelluccio

Sulla collina che chiamavamo monte
il Castelluccio
casolare diroccato
calamita di curiosità e paura.

Bambini andavamo
in visita camminando piano piano
per non far rumore
e svegliare dame ed armigeri
che da quell’altura ogni giorno
abbracciavano i vasti orizzonti.

Venivano dal passato
ma noi li vedevamo vivi
come le immagini che costruiscono i sogni
riuniti attorno alla grande conca della storia
a raccontare di accadimenti e di avventure.

Dentro quelle mura che mostrano
quanto possono il tempo e le stagioni
ed il vento che a volte si intrattiene
in caroselli di polvere e sabbia
faccia a faccia con il passato
meravigliati e sorpresi
restavamo imbambolati senza parole.

Urlava il silenzio di voci
che parlavano lingue sconosciute
passavano genti in antichi costumi
colbacchi ed elmi lucenti e piumati
ed altri che indossavano corazze
orgoglio e difesa lucidate a specchio
splendenti sotto il sole.

Ci allontanavamo turbati e tristi
alla fine della visita
ci chiedevamo se quel tumulto di voci
alla fine della giornata cessava
come a teatro calato il sipario.