giovedì 6 aprile 2017

Non sono poeta


Non sono un poeta
sono solo un piccolo artigiano
che non sa ancora dove comincia
e dove finisce il verso.

Scrivo le parole senza belletti e senza fronzoli
come risalgono dal serbatoio della memoria.

Lavoro di notte al lume di candela
come l'intarsiatore o il maniscalco
perchè durante il giorno la vita urge
con i suoi ritmi e non concede soste.

Aspetto la notte anche se piove
anche se fuori urla il vento e scalpita
contro le imposte serrate
per tracciare sulla carta
i segni-parole pensieri-sogni
e scrivere ancora di speranze
che le stagioni non hanno maturato
e che forse mai matureranno.

Sono un animale notturno
come il gufo come la civetta.

Le albe sono un assillo
mi spingono a correre
quando vorrei stendermi
di fronte al cielo tiepido di luna
e contare le stelle ad una ad una
e alla fine della conta
ricominciare come per le pecore
che saltano steccati una dopo l'altra
nelle notti insonni di afa sudata.

Non sono un viaggiatore solitario
che va in cerca del passato
per comprendere
e se possibile prevedere il futuro
ne mi piacciono le passeggiate solitarie
ne percorrere impervi viottoli di campagna
senza destinazioni certe.

Le mie radici affondano
nell'assolata campagna isolana
la mia carne è un impasto
di polvere e sudore
nelle mie vene scorre un sentore
di vento di deserto
di odore di terra riarsa dopo la pioggia
e di frumento quando odora ancora di sole.

Attendo la fine del temporale
quando il vento urla contro imposte serrate
come se assistessi
ad uno spettacolo che non mi tocca
per continuare la ricerca di parole
che dicano il vulcano di immagini
 e pensieri dentro mi urgono.

Sono un piccolo artigiano
che in fondo al vicolo
nella casa dalle imposte socchiuse
tinta con vernice grigia
che si confondono con la notte
scrive i suoi versi per scacciare
la paura dei domani e la solitudine.

Invidio la leggerezza del vecchio
malamente arricchito
che chiuso  nell'abito della domenica
lucido di fine seta sotto il sole
con passo leggero e sciolto
volteggiando il suo bastone
dalla punta ferrata
che disegna cerchi invisibili nell'aria
si avvia verso il sagrato della chiesa
ove l'aspetta la curiosità della gente
in mormorio di invidia.

Sono il maniscalco che nella notte
illuminata dal fuoco che arde nella forgia
s'industria sull'incudine a far diventare
oggetto di uso comune il ferro informe
abbandonato in fondo alla bottega
per lunghi giorni di indecisione.

Non sono un poeta non c'è folla che preme
per ascoltare i miei versi
ne discepoli a cui trasmettere
conoscenze o scoperte
da tramandare alle genti future
sono solo un piccolo artigiano
che inventa il presente
spera in un futuro migliore
e in un esaminatore finale
non giusto ma clemente.



  Da " Oltre l'orizzonte" PIM Varsavia







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