venerdì 22 agosto 2014

Lettera a Dio



Caro Dio, ti scrivo per parlarti un poco delle piccole cose e delle grandi che accadono ogni giorno in questo mondo. I preti dicono che tu sai tutto e vedi tutto " ti ricordi di me? tra le tante richieste di perdoni e miracoli che da ogni parte ti giungono?
Sono quel bambino in ginocchio sugli scalini umidi dell'altare maggiore della chiesa di San Giuliano.
In silenzio e compunto, come assorto nella preghiera, si interrogava e ti interrogava sui misteri della
vita e della morte.
Era una piccola chiesa, ricordi? povera di addobbi e fredda anche d'estate; una povera chiesa di periferia di paese, di quelle che aprono le porte solo la domenica e nelle feste "comandate",una di quelle chiese che non sanno di damaschi e di velluti.
Ma tu che sai tutto sai anche perché era dedicata a San Giuliano, un santo esotico non certo noto a quei contadini, i tanti Alfio e Giuseppe che la domenica mattina le donne riuscivano a trascinare in chiesa.
Se non ti distoglie dai tuoi impegni tutti importanti, credo, ti prego di farmelo sapere come vuoi e quando vuoi, non con tocchi di campane, perché sono rotte e quando suonano non si capisce che cosa suonano.
Anche le ore, con un rumore sordo di anfore rotte, le battono con ore di anticipo e a volte di ritardo.
Tutti lo sanno e non ci fanno più caso.
Caro Dio, sai che sono cresciuto e che si avvicinano gli anni della vecchiaia. E' tempo, per me, di fare il conto di quel tanto sperato e del poco realizzato nella vita.Sono cose che tu certo capisci(sei Dio!)ma che non hai vissuto.Avevi circa trent'anni quando sei morto e a quell'età a queste cose non si pensa.
" Ma sei morto per davvero? mi chiedevo e ti chiedevo inginocchiato davanti a quell'altare che quando mi alzavo, le ossa indolenzite , mi sembrava sempre più alto e più distante.
Dal tetto entrava aria gelida e a volte gocce di pioggia e non era facile stare in ginocchio e le mani giunte in preghiera.
Le vecchie portavano in chiesa lo " scaldino" e, facendo finta di estasi mistica, ogni tanto abbassavano il capo fino ad appoggiarlo alle mani e si scaldavano il volto.
C'era un Crocifisso alla sinistra dell'altare, era fatto di legno, in più punti tarlato.
Aveva macchie di colore ruggine sparse senza risparmio per tutto il corpo.
Lasciava perplessi. Mi guardava fisso, a volte sembrava seguirmi, con uno sguardo addolorato come se volesse dire qualche cosa, ed era indeciso se parlare ad un bambino così piccolo che forse non avrebbe capito.
Caro Dio, ti ricordi? Delle tante cose che vorrei chiederti ho piena la mente, non so da dove cominciare.
Ma se sai tutto, sai anche quello che non dico? Come i bravi scrittori che si alzano la mattina, pronti a versare sulla carta montagne di idee e pensieri, partoriti e cullati nella notte, e davanti al foglio bianco la paura li prende e confonde.
Caro Dio, questa è una di quelle lettere che non hanno nè principio nè chiusa . I Pensieri si affollano nella mente come ressa alla porta, in certi spettacoli al chiuso, se la gente avverte, anche se vago, un sentore di pericolo.
Caro Dio, ma davvero credevi e credi che fosse il caso di scendere sulla terra e parlare a quella gente che ancora stenta a credere che tu, Dio, sei sceso quaggiù e sei morto e risorto per risollevare le sorti di tutti gli uomini?
Cari Dio,non capisco... dimmi, vi siete riuniti t, Tuo padre e lo Spirito Santo e deciso" tu scendi sulla terra e come se fossi un vero uomo vai e dici e per redimere tutti ti fai appendere sulla croce e muori tra atroci sofferenze...però, dopo tre giorni resusciti":
Ma quando, mio Dio, questo è accaduto, se sei eterno ed immutabile?
Perchè in quella data ? e non altra ? perchè in quel posto e tra quella gente e non altrove?
Questo è solo una parte di quello che avrei voluto chiederti, inginocchiato ai piedi dell'altare e davanti a quel Crocifisso, che se on fosse stato tragico, come tragica è la sofferenza e la morte, un risolino forse l 'avrebbe fatto affiorare alle labbra.
Caro Dio, se non vuoi o non puoi rispondere, fa niente.
Ho voluto riproportele queste domande perchè sono le stesse che mi facevo e ti facevo quando ero bambino. Caro Dio, prima della chiusa di questa lunga lettera, vorrei chiederti: " Hai mai pensato ad una nuova discesa sulla terra? Vi sono tante cose quaggiù che non vanno, sapessi...o era peggio l'altra volta?" Delle Altre domande che avrei voluto farti non mi ricordo...e sono tante...ma, forse, rotto il silenzio, ti scriverò ancora.



Da " Poesie di volti e memorie " di calogero restivo
Prova d'Autore Editore Catania


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