Caro Dio, ti scrivo per parlarti un pò delle piccole cose e delle grandi che accadono
ogni giorno in questo mondo.
I preti dicono che tu sai tutto e vedi tutto e allora ti ricordi di me tra le tante
richieste di perdoni e miracoli che da ogni parte ti giungono?
Sono quel bambino in ginocchio sugli scalini umidi dell'altare maggiore della chiesa
di San Giuliano, la blusa bianca e i pantaloni corti neri come si usava allora per la divisa del
Santo miracoloso e dalle nostre parti, quasi paesano, di cui io porto il nome.
In silenzio e compunto, come assorto nella preghiera,si interrogava e ti interrogava sui misteri della vita e della morte
La chiesa, era una piccola chiesa, ricordi? povera di addobbi e fredda anche d'estate:
una povera chiesa di periferia di paese. di quelle che aprono le porte solo la domenica e nelle
feste "comandate" e non sanno dell'esistenza di damaschi e di velluti.
Tu che sai tutto sai anche perchè era dedicata a San Giuliano, un santo esotico che
avrà fatto
tanti prodigi e miracoli ma non certo noto a quei contadini, i tanti Alfio e giuseppe, che la
domenica mattina le donne riuscivano a trascinare in chiesa.
Se non ti distoglie dai tuoi impegni, tutti importanti credo, ti prego di farmelo
sapere come vuoi e quando vuoi, non con tocchi di campane perchè sono, erano rotte e quando
suonavano non si capiva che cosa suonano il mattutino e l'Ave Maria avevano lo stesso suono.
Anche le ore, con rumore sordo di anfore rotte le battevano con ore d'anticipo e a
volte di ritardo. tutti lo sapevano e non ci facevano più caso.
Caro Dio, sai che sono cresciuto e che si avvicinano gli anni della vecchiaia, è tempo, per me, di fare il conto di quel tanto sperato e del poco realizzato nella vita.
Sono cose che certo capisci(sei Dio)ma che non hai vissuto.
Avevi circa trent'anni quando sei morto e a quell'età a queste cose di norma non si pensa, ma tu sei un caso a parte: Ma sei morto per davvero?mi chiedevo e ti chiedevo in ginocchio davanti a quell'altare.
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