domenica 9 febbraio 2020

Il Castelluccio

Sulla collina che chiamavamo monte
il Castelluccio
casolare diroccato
calamita di curiosità e paura.

Bambini andavamo
in visita camminando piano piano
per non far rumore
e svegliare dame ed armigeri
che da quell’altura ogni giorno
abbracciavano i vasti orizzonti.

Venivano dal passato
ma noi li vedevamo vivi
come le immagini che costruiscono i sogni
riuniti attorno alla grande conca della storia
a raccontare di accadimenti e di avventure.

Dentro quelle mura che mostrano
quanto possono il tempo e le stagioni
ed il vento che a volte si intrattiene
in caroselli di polvere e sabbia
faccia a faccia con il passato
meravigliati e sorpresi
restavamo imbambolati senza parole.

Urlava il silenzio di voci
che parlavano lingue sconosciute
passavano genti in antichi costumi
colbacchi ed elmi lucenti e piumati
ed altri che indossavano corazze
orgoglio e difesa lucidate a specchio
splendenti sotto il sole.

Ci allontanavamo turbati e tristi
alla fine della visita
ci chiedevamo se quel tumulto di voci
alla fine della giornata cessava
come a teatro calato il sipario.